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“Nonostante “economia” ed “ecologia” siano due discipline scientifiche che condividono la stessa radice etimologica – “oikos”, ovvero la “casa” o l’ambiente di vita che va amministrato e studiato – si sono storicamente sviluppate lungo linee assai differenti. L’economia si è concentrata sull’uomo, giungendo ad ignorare la natura; l’ecologia si è al contrario concentrata sullo studio della natura, ignorando l’uomo e la società umana. È questa una situazione del tutto insoddisfacente, dato l’impatto della crescita economica sulla natura e il ruolo che le risorse naturali hanno a loro volta sulla velocità e sul tipo di crescita economica.” 

(www.spaziofilosofico.it  –  Autore:Pierluigi Barrotta)


Con la costituzione del 1° governo Draghi un tema è balzato in auge: la transizione ambientale. 

Mai una prospettiva è apparsa più opportuna, soprattutto se posta in relazione ai mutamenti climatici, all’aumento inesorabile della popolazione, alla concentrazione delle ricchezze, alla visione solo quantitativa della crescita, all’aumento delle disuguaglianze. Infatti, esiste una sottile linea che unisce i vari aspetti del problema, che si può tradurre nella sola parola diseguaglianza.

Sul piano economico il Premio Nobel 2001 Joseph E. Stiglitz, a proposito di diseguaglianze, nel suo volume “Invertiamo la rotta”, ci dice: “per molti anni ci hanno fatto credere che la diseguaglianza è necessaria per la crescita economica. È vero il contrario: per crescere tutti e in modo sano è necessaria una maggiore uguaglianza nella distribuzione del reddito.” Lo stessoThomas Piketty, autore del famoso bestseller “Il capitale del XXI secolo”, pone alla base di tutti i problemi sopra enunciati la “questione della diseguaglianza”.

Il disagio in cui si trova il pianeta non è dovuto al Covid-19. Per meglio dire esso è l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. La pandemia ha contribuito ad ampliare un serio problema già esistente e i cui sintomi sono stati nascosti per lungo tempo e nascosti sotto il tappeto ed ha posto sotto i riflettori tutti gli errori commessi nel passato, anche molto recente. 

Il tema con cui ci dobbiamo confrontare è questo: cosa fare per combattere la disgregazione sociale, la povertà, la carenza di istruzione, lo sfacelo ambientale.

Il monito di Stiglitz ci aiuta esortandoci in modo molto chiaro: l’unica via d’uscita dalla situazione attuale, è l’ecologia e la giustizia sociale.

Il cambiamento richiesto ed invocato è ora una opportunità che ci si presenta non solo per ovviare agli errori passati, ma e soprattutto per cambiare radicalmente la situazione. La crisi pandemica ci pone il tema della costruzione di un futuro sostenibile e di una società più egualitaria. 

Inger Andersen, executive director del programma sull’ambiente per le Nazioni Unite afferma che: “la salute ed il pianeta sono interconnessi. Nulla sarà più lo stesso, ma può essere meglio se tutti, individui e comunità, faranno scelte sagge, consapevoli su come vogliamo lasciare la nostra impronta sul pianeta”; ed ancora, Achim Steiner, amministratore del Programma sviluppo delle Nazioni Unite afferma che «la distruzione ha assunto proporzioni su scala mondiale e in modo sincronizzato senza precedenti tanto da dovere aggiornare l’indice di sviluppo umano che per la prima volta da 30 anni sta regredendo. Dobbiamo ripensare ai nostri modelli economici e sociali.

Se il problema è diventato la regressione del pianeta, non c’è alternativa alla transizione. 

Qui non si vuole affermare che il tema ambientale fosse assente in passato, ma occorre valutare il cambio di prospettiva che viene a determinarsi.

Le parole ed il loro significato

Le parole recano un preciso e tutt’altro che ambiguo significato.

L’analisi del sostantivo “transizione” va analizzato ed approfondito.  Infatti, il termine potrebbe essere declinato anche in altri modi, ad esempio: passaggio, cambiamento, modifica, trasformazione, mutamento; ma tutti i termini si contrappongono ad altri che prevedono una visione conservatrice e cioè: immobilismo, immobilità, stasi. Opportunamente Stefano Ramazza ci ha invitato, su questo blog, a conoscere il significato delle parole. 

L’impatto che la transizione proporrà alla nostra vita non sarà di scarso peso, poiché si tratterà di passare da un modo di essere o di vivere a un altro, da una situazione a una nuova, diversa e forse sconosciuta. Un programma di dimensioni straordinarie.

La transizione e Monte Capra

Noi nel nostro microcosmo cosa dobbiamo fare? Torniamo con i piedi per terra ed inquadriamo il problema in chiave locale, tornando sul disboscamento di una area di Monte Capra. 

Dell’accaduto si è parlato e non poco. Si sono mobilitate le persone e gli strumenti di partecipazione, le associazioni, le stesse amministrazioni. Anche questo blog è la conseguenza di quel dibattito. Ma, nonostante tutto ciò, anche di recente abbiamo visto il ripetersi del problema (Comunicato del 23 marzo 2021 da parte del WWF e della Lega Ambiente, da noi riportato il 3 aprile 2021). 

Nel corso delle discussioni, con al centro il disboscamento di Monte Capra, si contrapponevano almeno tre posizioni.

La prima posizione veniva esternata in termini, forse un po’ crudi, ma sicuramente chiari. Si affermava che non esiste contrapposizione fra ecologia ed economia, per il fatto che indiscutibilmente, in una ipotetica scala di priorità, prima viene l’economia. Con sconcertante sincerità è stato detto che, prima o poi, dovremo tutti farcene una ragione.

Ritengo che costoro, troveranno molte difficoltà ad interpretare la transizione ecologica in termini di cambiamento, infatti essi contrapporranno una visione conservativa della realtà, rispetto ad una visione progressista, cioè fautrice di un progresso economico e sociale equilibrato ma basato sulla conservazione dell’oikos comune. 

A costoro non importa o almeno così sembra il taglio del bosco. Michele Vignodelli nel suo pezzo che invito leggere su questo blog, “La biodiversità è conveniente”, afferma che la stessa “è fondamentale per la vita delle comunità umane” e con chiarezza ne espone le ragioni.

La seconda posizione, mossa dalla preoccupazione di quanto è avvenuto, inverte l’assioma precedente facendo prevalere l’ecologia all’economia. Ma come tutti gli assiomi, anche questo stabilisce un principio inderogabile che non porta con sé la necessità di una dimostrazione. Anche questo a mio giudizio è una posizione conservativa.

Esiste infine una terza posizione, che ovviamente prediligo, che interpreto esattamente con il principio della transizione ecologica e che si pone il problema del come si consegue un obiettivo, che in questo caso è il rispetto della vita delle persone e perciò il lavoro, la lotta alla povertà e alle diseguaglianze.

Alla luce di quanto sopra mi chiedo era giusto “devastare” una area come Monte Capra? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i cittadini di Zola.

Emanuele Burgin con il suo articolo “Governare il territorio” ci invita ad “allineare gli obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale” passando “per il governo del suolo e cioè per la pianificazione territoriale ed urbanistica.”  

Egli sostiene che “senza un’efficiente pianificazione, sarà impossibile rispettare quegli accordi sul clima che la deriva ambientale ha imposto globalmente. Il pianeta si sta surriscaldando, i gas serra aumentano e non potrà essere solo l’efficienza energica a fermarli.  Occorre mitigazione (riduzione della CO2) ma anche adattamento, e quindi governo del territorio: riqualificazione dei contenitori e dei suoli già compromessi, mobilità sostenibile, forestazione, governo delle acque e quant’altro.”

Come dargli torto. Ma cosa fare? Renato Musconi entra nel merito delle scelte che l’uomo ha fatto durante questi anni, trovandole contradditorie rispetto alla logica che li muoveva.  Ha espresso in modo chiaro una opinione, ma anche lo stato d’animo, di chi si sente inerme. Egli ha chiamato in causa “La coscienza sporca” dell’uomo.

Egli ricorda che talune scelte promosse per contribuire al problema energetico nazionale, come “gli incentivi sulle RINNOVABILI hanno drogato il mercato e originato l’esplosione dell’industria del “FUOCO “con un incremento esponenziale della domanda di BIOMASSA sotto forma di pellet, cippato e legna da ardere ricavati non più recuperando gli scarti della lavorazione del legno, le potature e gli sfalci come in origine, ma disboscando le nostre foreste.”

Se ho capito bene tutti e due, da angoli di visuale diverso, giungono allo stesso traguardo.

Scritto da
Giannino Ferrari

Segue…


Suggerimenti:

Joseph Eugene Stiglitz (1943) è un economista e saggista statunitense. Premio Nobel per l’economia nel 2001. 

Per la sola lettura il libro è disponibile presso il Circolo B. Drusilli, via Risorgimento n° 21, Riale Zola Predosa

Thomas Piketty (1971) è un economista francese.

Per la sola lettura il libro è disponibile presso il Circolo B. Drusilli, via Risorgimento n° 21, Riale Zola Predosa

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