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La biodiversità è fondamentale per la vita delle comunità umane, in modi di cui la maggioranza di noi non si rende neppure conto. Ad esempio, ben 118 dei 150 farmaci più utilizzati derivano da fonti naturali (piante e funghi) e recentemente si è scoperto che le persone che risiedono in stretta vicinanza di spazi naturali hanno un’incidenza nettamente più bassa di ansia, depressione, asma, allergie, diabete, malattie cardiache e infiammatorie. I centri abitati del territorio di Zola Predosa godono quindi di un grande privilegio nel trovarsi a diretto contatto di aree fortemente biodiverse nella collina, ma anche in pianura, lungo i corsi d’acqua e negli ampi varchi che ancora “miracolosamente” li separano e così proteggono non solo l’identità delle comunità di vicinato, ma anche il loro benessere fisico.  

Le caratteristiche della nostra biodiversità

La zona di affioramento dei Gessi nella collina emiliano-romagnola è una delle più ricche di biodiversità della nostra Regione. Ciò si deve alla natura fortemente carsica di questa roccia, che produce un paesaggio molto complesso e tormentato, con terreni estremamente aridi e soleggiati nelle parti emergenti e zone ombrose e molto fresche sul fondo di profonde depressioni. A questo si aggiunge il fatto che questa stretta fascia a ridosso della pianura è una zona di transizione, a cavallo tra due grandi ecoregioni: quella medio-europea e quella mediterranea. Così in quest’area ristretta possono nidificare vicini la Beccaccia e l’Occhiocotto, la prima propria dei boschi umidi dell’Europa centrale e il secondo tipico abitante della macchia mediterranea. Un altro fattore non trascurabile è la millenaria azione dell’uomo sul paesaggio, che ha prodotto un ricco mosaico di ambienti: boschi, coltivi arborati, vigneti, prati, orti. Purtroppo questa azione largamente positiva dell’uomo è andata perdendosi negli ultimi sessant’anni, con l’abbandono o con l’avvento di una agricoltura sempre più industrializzata. La collina zolese è stata però largamente risparmiata dall’aggressione dell’edilizia residenziale che ha soffocato altre zone collinari suburbane e ampie aree sono state sottratte a una monocoltura della vite che ha invaso zone simili, creando problemi ambientali.

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Antropizzazione positiva e l’ambiente

Potrà suonare strano che la trasformazione del paesaggio ad opera dell’uomo possa risultare positiva per la biodiversità ma è una realtà consolidata da millenni, soprattutto da quando l’uomo ha eliminato gli altri grandi “modellatori” del paesaggio, sostituendoli con il bestiame domestico e la sua azione di pascolo e con l’agricoltura tradizionale. Oggi che il pascolo semi-brado, diffusissimo fino a un secolo fa, è scomparso, diventa importante sostenere le attività che hanno un’impronta simile, ad esempio mantenendo una rete di ampi e luminosi sentieri erbosi. Il ritorno del cinghiale è di per sé positivo ma produce squilibri se la gestione delle popolazioni viene affidata a una caccia che ha interesse a mantenere densità molto elevate con un’intensa alimentazione artificiale. Pratica vietata in teoria ma in pratica fuori controllo, con risultati negativi per i boschi e l’agricoltura. La recente ricomparsa del lupo promette un riequilibrio efficace se avrà modo di consolidarsi. I suoi benefici cominciano già a vedersi, non tanto con la predazione diretta quanto con la sua semplice presenza, che ha un effetto dissuasore. 

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I pilastri della biodiversità

Veri pilastri della biodiversità sono invertebrati e funghi, due vasti gruppi che per quanto poco appariscenti costruiscono un suolo spesso, fertile e spugnoso, soprattutto nei boschi, in grado di accumulare carbonio e trattenere l’acqua piovana, rilasciandola gradualmente. Per svolgere queste funzioni al meglio i boschi devono poter evolvere fino a un alto grado di maturità, con vecchi alberi cavitati e legno morto sul terreno (il suolo non è scontato: è il prodotto di un processo di trasformazione del legno ad opera di invertebrati e funghi). I nostri boschi, anche a causa delle fornaci dove si cuoceva il gesso, sono stati pesantemente sfruttati, soprattutto a cavallo tra XIX e XX secolo, ma in seguito si sono ripresi, e oggi si presentano in alcuni tratti con un grado di maturità molto elevato, in particolare nell’alta valle del Rio Gessi e nelle vallette a nord di Monte Malgotto – Monte Quercione dove troviamo lembi di vera e propria foresta mesofila o igrofila, con formazioni relitte a farnia, cerro e carpino bianco. Le minacce su questi boschi oggi si stanno ripresentando con forza con il business delle “biomasse forestali”, cioè la legna spacciata come combustibile ecologico sulla base del concetto astratto che è “rinnovabile”, anche se in pratica questo è vero solo su tempi lunghissimi e di fatto inquina quasi come il carbone. 

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Importantissimo è anche il bosco ripariale cresciuto sulle sponde del Lavino e che fin qui l’Amministrazione ha saputo difendere in modo preveggente da recenti tentativi di sfruttamento distruttivo. Va completamente sfatato il mito che la vegetazione spondale costituisca un pericolo idraulico, piuttosto è vero quasi sempre il contrario: oltre a migliorare la qualità delle acque e regolarizzare la portata dei torrenti, gli alberi e gli arbusti assorbono le ondate di piena smorzandone i picchi distruttivi, funzione particolarmente importante a monte degli abitati. Il bosco opera quindi in sinergia con le casse di laminazione. Sarebbe importante, invece, pulire spesso l’alveo dagli ammassi di legno morto che possono andare a ostruire i ponti. 

Rendere fruibile la biodiversità

Nei bellissimi percorsi collinari mancano ancora collegamenti tra il lungo Lavino e la collina a sud verso Monte Capra – Monte Rocca, e sarebbe importante che questi collegamenti non fossero solo escursionistici ma anche ecologici, come corridoi boschivi e siepi alberate.

Michele VignodelliWWF Bologna 


Il prossimo articolo: “Governare il territorio”

Di Emanuele Burgin


Conoscere i significati di alcune parole chiave:

Che cos’è la biodiversità?

È il complesso di entità biologiche intorno a noi che danno la varietà della vita sul nostro pianeta.
Dobbiamo custodire ed aumentare la biodiversità nell’ambiente in cui  viviamo.

Che cos’è la biodiversità agricola?

La biodiversità agricola è la diversità fra specie coltivate per scopi alimentari e medicinali. L’agroindustria punta invece sulle monocolture intensive dipendenti da sementi e prodotti chimici di sintesi (fertilizzanti, fitofarmaci e diserbanti) che riducono la biodiversità e impoveriscono la fertilità dei terreni inquinando le acque.  

La biodiversità, insieme alla coltivazione biologica fanno aumentare i redditi degli agricoltori, portando a zero i costi dei prodotti chimici e dei semi  ibridi e lo sfruttamento da parte dei mediatori e delle multinazionali.

Stefano RamazzaAttivista di Arvaia e Silvanova


Suggerimenti:

«Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.»

L’infinito di Giacomo Leopardi


Campo di grano con cipressi, Vincent Van Gogh 1889
National Gallery Londra

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