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Quest’ area racchiude il tratto del sentiero sul Lavino che parte dal km 0 e finisce al km 1300. Il km 0 è facilmente riconoscibile in quanto sulla destra c’è un ponte che, una volta attraversato, conduce al Parco Respighi.

 

PUNTI DI INTERESSE:

Parco Respighi | Vittime Uno Bianca | Villa Zanchini Garagnani | Area sgambamento cani | Ex macero | Area ristoro

 

  • PARCO RESPIGHI:

AL Km 0 sulla destra c’è un ponte, una volta attraversato si giunge nel parco.

E‘ il parco pubblico di Zola Predosa: si estende su un’area di circa 3 ettari nel cuore dell’abitato. Con le sue 260 piante ed e le sue attrezzature per il gioco rivolte alle diverse fasce di età, da quella prescolare a quella adolescenziale, rappresenta un ambito nel quale un gran numero di cittadini può giocare, rilassarsi, socializzare.

 

  • VITTIME UNO BIANCA:

A circa 100 m dall’inizio del percorso , dopo il parcheggio auto, situato alla fine di Via Alfieri, sulla sinistra, c’è un prato che percorrendolo conduce alla Via Romita .

Svoltando a sinistra dopo poche decine di metri, troverete un piccolo giardino pubblico.

All’interno due alberi ed ai piedi una lapide a ricordo di Massimiliano Valenti e Carlo Poli, caduti per mano della “Uno Bianca”.

 

  • VILLA ZANCHINI GARAGNANI:

A circa 600m dall’inizio del percorso , sulla sinistra, c’è un sentiero che, percorso per circa 350 metri, conduce alla Villa.

Villa Zanchini Garagnani – Comune di Zola Predosa (foto di Marco Ravenna)

Fu edificata nel 1679 da Edoardo Zanchini. L’originalità di questo edificio consiste nell’articolato percorso coperto che conduce e protegge le rampe che portano alla loggia d’ingresso in un effetto scenografico di moltiplicazione degli spazi.

Il giardino è impostato sul gioco prospettico dei due viali di accesso alla villa che si chiudono su un edificio con struttura asimmetrica creando così una illusione ottica che corregge la posizione disassata del giardino stesso rispetto all’entrata principale della villa.

Di probabile origine cinquecentesca è la cisterna-ghiacciaia ipogea, di forma sferica, posta nello spazio antistante la villa.

 

  • AREA SGAMBAMENTO CANI:

Percorsi circa 500 m. sulla sinistra del percorso del percorso , si giunge ad un’area attrezzata e dedicata ai cani.

 

  • EX MACERO:

Percorsi circa 1000 m. sulla sinistra, un tempo esiteva un macero, di cui si intravvedono  ancora le sponde. Era questa, un tempo, zona agricola destinata alla coltivazione della Canapa, una pianta tessile, La coltura che tra il ‘500 e il primo ventennio del ‘900 occupò gran parte delle pianure delle province di Bologna, Ferrara, Modena e Ravenna.

Il macero – I maceri sono piccoli bacini artificiali di dimensioni e profondità variabili, l’ultima testimonianza visibile per tramandare il ricordo di questa antica lavorazione.

La semina  – avveniva verso febbraio – marzo. La pianta non richiedeva particolari attenzioni, se non una zappatura periodica allo scopo di  togliere le erbe infestanti .

La raccolta e la prima lavorazione. – La mietitura avveniva utilizzando il “traién” , una sorta di piccola falce. I fusti delle piante  raccolti, venivano tagliati e lasciati ad essiccare per alcuni giorni. I fusti più lunghi venivano separati da quelli più corti e destinati a diversi utilizzi. I più corti , venivano riuniti per fasci in relazione alla loro lunghezza.

La macerazione – I fasci (manelle) venivano immersi nell’acqua e appesantiti con dei sassi, venivano immersi.  A macerazione avvenuta, i fusti sbiancavano ed erano pronti per essere tolti   dall’acqua; questa era sicuramente l’operazione più faticosa, perché i fasci, intrisi d’acqua, raggiungevano un peso considerevole. Portata sulla riva la canapa era disposta in pile a campana per farla asciugare e una volta essiccata, i fasci venivano trasportati vicino alla casa colonica e sistemati in un apposita costruzione detta casella in attesa della terza fase di lavorazione.

L’estrazione della fibra – Avveniva percuotendo i fusti con dei bastoni in modo da rompere definitivamente la parte legnosa, seguiva la pettinatura che oltre ad eliminare gli eventuali residui rimasti, conferiva alle fibre morbidezza, candore e lucentezza.

La pulizia del macero – Una volta completata la macerazione della canapa, bisognava  procedere alla pulizia del macero prosciugando l’invaso: l’acqua poteva essere utilizzata per una sola macerazione altrimenti i gas di fermentazione avrebbero causato l’ingiallimento della fibra.

 

  • AREA RISTORO:

Prospicenti con l’area di sgambamento cani, sono presenti una  fontana ed alcuni tavoli e panchine in legno.

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